“Tredici Martiri”

Lovere Garibaldina

Alcuni partigiani furono catturati durante un rastrellamento fascista sopra i monti di Lovere il 7 dicembre 1943 e altri nelle loro case. Tra loro c’era quasi tutto il gruppo Locardi. I tredici giovani furono rinchiusi nel convitto «Baroni» di Bergamo, interrogati, maltrattati, picchiati, torturati.
Nell’alba a fosca e piovigginosa del 22 dicembre 1943, furono portati a Lovere con le loro bare: sette furono fucilati in località Poltragno poco prima di Lovere e sei furono fucilati a Lovere in località “Magazzini”, nel cortile di un deposito di legnami, vicino alla strada statale del Tonale.
Salvatore Conti e Ivan Piana si abbracciarono nell’ultimo saluto fraterno. Tutti rifiutarono la benda. Una scarica li uccise, Poi altri due spari per il colpo di grazia a Ivan Piana. Gli uccisi furono riposti nelle bare e sepolti in un angolo solitario del Cimitero di Bergamo perché i loveresi non li potessero piangere
e prendere ad esempio per la lotta antifascista. Oltre la metà di loro non aveva compiuto vent’anni. 

Questi i nomi dei “Tredici Martiri”:

Francesco Bezzi (o Bessi), 18 anni, nato a Bornato (in provincia di Brescia) il 9 gennaio 1925, residente a Cazzano S. Martino, operaio e partigiano del gruppo di Eraldo Locardi, organizzato in Val Calepio e chiamato “Primo battaglione Badoglio”.

Giulio Buffoli, 41 anni, nato a Palazzolo sull’Oglio (Bs) il 24 ottobre 1902, residente a Lovere (Bg), operaio e partigiano del “Gruppo Patrioti Loveresi” di Giovanni Brasi, il più anziano del gruppo, aveva già 5 figli.

Salvatore Conti, 21 anni, nato e residente a Lovere (Bg) il 21 gennaio 1922, studente del primo anno di ingegneria e partigiano del “Gruppo Patrioti Loveresi” di Giovanni Brasi. Insieme all’amico Ivan Piana, fondò il “Gruppo patriottico giovanile” di Lovere con questo giuramento: “lotteremo con tutte le nostre forze contro il nazifascismo e per la libertà della patria e se dovremo morire, sapremo morire”, con la precisa volontà di propaganda e azione contro il fascismo.

Andrea Guizzetti detto Andreino, 19 anni, nato e residente a Lovere (Bg) l’8 settembre 1924, apprendista operaio nello stabilimento Ilva di Lovere e partigiano del “Gruppo Patrioti Loveresi” di Giovanni Brasi e attivo nei “Gruppi patriottici giovanili” fu catturato nel rastrellamento del 7 dicembre 1943, imprigionato e torturato nel collegio “Baroni” di Bergamo.    

Eraldo Locardi, 23 anni, nato a Milano il 26 giugno 1920, residente a Grumello del Monte (Bg), era tenente dell’Esercito Italiano, ferito in combattimento sul fronte greco-albanese e rimpatriato claudicante dall’Albania. Dopo l’8 settembre 1943, con il nome di battaglia “Longhi”, organizza in Val Calepio il gruppo partigiano “Primo battaglione Badoglio” che si unisce ai partigiani di Giovanni Brasi di Lovere. Nel giornale del 22 dicembre 1943 è citato come Aleardo. Prima di essere fucilato, il giovane tenente Locardi chiese di abbracciare i compagni e disse: «Bisogna saper morire per la Patria! Sulla terra bagnata dal nostro sangue cresceranno i fiori della libertà. Viva l’Italia libera!».

Vittorio Lorenzini, 18 anni, nato a Telgate (Bg) il 25 agosto 1925, residente a Sesto S. Giovanni (Mi), operaio e partigiano con il nome di battaglia “Sbafì” del “Primo battaglione Badoglio” di Eraldo Locardi. Per liberare la sorella, tenuta come ostaggio dai fascisti, il 19 dicembre 1943 si consegnò, certo di affrontare il peggio. Venne imprigionato, trasferito a Bergamo e brutalmente maltrattato. Poi fu fucilato con gli altri Tredici Martiri.

22-12-1943 Tredici Martiri

Guglielmo Giacinto Macario, 18 anni, nato e residente a Lovere (Bg) il 3 ottobre 1925, apprendista operaio e partigiano, nome di battaglia “Cinto”, del “Gruppo Patrioti Loveresi” di Giovanni Brasi e sin dal settembre 1943 iscritto ai locali “Gruppi patriottici giovanili”. Aveva chiesto di essere ucciso in località Poltragno, per evitare che a Lovere sua madre potesse assistere alla sua fucilazione.

Giovanni Moioli, 17 anni, nato e residente a Grumello del Monte (Bg) il 29 ottobre 1926, bracciante e partigiano, nome di battaglia “Tocia”, del “Primo battaglione Badoglio” di Eraldo Locardi. Insieme a Giovanni Vender era il più giovane, ma per l’ideale della libertà si fece partigiano e per questo ideale fu ucciso, perché la nostra Costituzione, è nata tra le montagne dove furono uccisi i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati, come disse Piero Calamandrei nel suo memorabile discorso del 1955.

Luca Nitckisc, un giovane slavo, ex prigioniero di guerra, fuggito dopo l’8 settembre dal campo di prigionia fascista di Grumello al Piano detto della Grumellina di Bergamo e unitosi al gruppo di Locardi in Val Calepio, il “Primo battaglione Badoglio”, amico di Mario Tognetti, prima di essere fucilato dichiarò di voler morire da italiano.

Ivan Piana, 19 anni, nato e residente a Lovere (Bg) il 24 febbraio 1924, ragioniere, studente alla facoltà di economia, fondatore del “Gruppo patriottico giovanile” di Lovere, che ebbe sede nella sua casa, in collaborazione con il compagno Salvatore Conti, e partigiano del “Gruppo Patrioti Loveresi” di Giovanni Brasi.

Giuseppe Ravelli, 20 anni, nato a Casnigo (Bg) il 3 luglio 1923, residente a Leffe (Bg), manovale e partigiano del “Gruppo Patrioti Loveresi” di Giovanni Brasi.

Mario Tognetti, 21 anni, nato e residente a Grumello del Monte il 7 aprile 1922, commesso di negozio, amico di Giovanni Moioli, partigiano del “Primo battaglione Badoglio” di Eraldo Locardi, arrestato a Grumello del Monte da una squadra fascista, incarcerato a Bergamo nel collegio convitto “Baroni” dove subì sevizie e torture e quindi portato a Lovere per essere fucilato.

Giovanni Vender, 17 anni, nato a Breno (Bs) il 29 marzo 1926, residente a Lovere (Bg), meccanico apprendista, partigiano “Gianni” del “Gruppo Patrioti Loveresi” di Giovanni Brasi. 


 Intervista al partigiano “Tarzia” della 53Brigata Garibaldi e a Grazia Milesi, autrice del libro “Immagini e racconti della 53esima Brigata Garibaldi e dei tredici martiri di Lovere (Bergamo)”.   Ascolta o scarica qui.